Gli errori del manager. Come evitarli e costruire una leadership consapevole.
23 Dicembre 2023La teoria della complessità
6 Gennaio 2024Quando, a lezione, consiglio alcuni comportamenti da tenere se si vogliono ottenere determinati risultati, le persone sollevano quasi subito un’obiezione: ma io così non sono me stesso/a.
Desideriamo essere autentici, ma va sottolineato che a differenza di quanto si pensi in psicologia non c’è alcun tratto della personalità denominato “autenticità” o “spontaneità”. Del resto cosa sarebbe, se ci fosse questa autenticità? La somma delle abitudine apprese? Il nostro carattere, direbbero i più ingenui, spostando solo di poco la domanda: cosa sarebbe il carattere?
Un articolo di Steve Ayan pubblicato su Mind dell’agosto del 2021 offre qualche elemento di riflessione.
Il primo è che la questione della autenticità ha una tradizione antica che è stata riproposta dalla psicologia umanistica, dove addirittura la realizzazione di sé è posta in cima alla piramide dei bisogni degli esseri umani. “Gli studiosi di oggi hanno una visione quasi sempre più sobria e spiegano la diffusa esaltazione della spontaneità con il fatto che fingere costa fatica”. Preferiremmo, come i bambini, non dover sottostare alle costruzioni di una buona socialità. Ma, siamo sicuri che una volta liberati saremmo felici? Seguire la nostra sola volontà è sinonimo di autenticità? Pare di no.
Esistono gli obiettivi che ci poniamo, ma esistono anche le motivazioni inconsce che ci guidano e può accadere, e accade, che non coincidano. Ayan riporta studi che dimostrano come le persone hanno spesso obiettivi e motivazioni divergenti. Chiaramente una certa loro sofferenza dipende proprio da questo. Ma il problema rimane: le persone non conoscono (non vedono, non riconoscono) le loro motivazioni inconsce. In parte perché non conoscono se stesse, in parte perché seguono anche altri criteri nelle loro scelte che non sono sempre ciò che interessa “solo” loro.
Una delle cose interessanti dell’articolo è la conferma teorica che la pancia ha un ruolo nelle nostre scelte. Quando le persone ascoltano il loro corpo e le sue reazioni a determinati obiettivi di solito le motivazioni inconsce sono più allineate: “Prendere coscienza delle proprie stimolazioni somatiche (per così dire la «pancia») può a quanto pare fare maggior chiarezza sulle cose che per noi sono importanti”. Così come viene confermato che “chi tende a non considerare le aspettative e i dubbi che vengono dall’esterno riesce meglio a percepire le cose a cui tiene davvero”.
Un altro dato interessante è il seguente: “secondo uno studio pubblicato nel 2011, gli individui con maggiori capacità verbali mostravano in media una maggiore congruenza tra obiettivi e motivazioni”.
Resta che l’autenticità per gli psicologi che la studiano non sia una cosa positiva in sé: «Ciò che è male per la congruenza delle motivazioni può essere un bene per l’armonia sociale», spiegano due studiosi interpellati da Ayan. L’adattamento sociale per un animale così sociale come siamo è e resta decisivo anche sul fronte dell’autenticità, cosiddetta.
“Lo psicologo canadese Delroy Paulhus ha coniato il termine «flessibilità funzionale», che suona meglio di «finzione», ma ha un significato simile: è l’arte di adattarsi a diverse situazioni a prescindere dal proprio «vero» modo di essere. L’introverso dovrà esternare qualcosa di sé durante il discorso che dovrà tenere alla sua festa, mentre l’estroverso, a volte, potrà restare ad ascoltare. Anche le nature impulsive, in caso di bisogno, rimarranno tranquille, e i timidi dovranno prendere coraggio. Agire in maniera diversa dalla propria natura è una competenza importante”.
E’ quello che cerchiamo di insegnare e praticare. Inoltre, in quanto animali sociali facciamo nostre le aspettative altrui. “Gli individui trasformano continuamente le pretese esterne in desideri propri. Già solo per questo un’autenticità in valore assoluto non può esistere”.
E ancora, scrive Ayan: “La misura in cui sfruttiamo ciò che gli altri vogliono da noi e quello che la famiglia, gli amici o la società ci impongono è mostrata da un’altra serie di dati sperimentali, piuttosto paradossali, secondo cui l’adattamento favorirebbe l’autenticità”.
Altrimenti non esisterebbe la moda, aggiungo io. “Molti infatti hanno la sensazione di esperire il loro vero io proprio assomigliando, nell’abbigliamento e nell’aspetto, a moltissimi altri”. Come scrivevo più sopra, quando prendiamo decisioni o seguiamo automatismi non teniamo presente solo un “se stesso” puro (che non esiste). Ciò che fa sentire autentiche le persone è anche appartenere ad un sistema. Essere se stessi è anche essere dentro un sistema sociale dove gioco forza siamo qualcosa di diverso.
Scrive Ayan: “Un gruppo di ricerca coordinato da Constantine Sedikides all’Università di Southampton ha cercato di capire in quali momenti gli individui si sentono più autentici. Secondo lo studio, pubblicato nel 2016, ciò accade soprattutto quando ci sentiamo accolti in una comunità formata da altri individui. Gli psicologi William Fleeson e Joshua Wilt avevano fatto la stessa osservazione nel 2010. I volontari sottoposti ai loro test si sentivano loro stessi con gli altri quando condividevano le loro esperienze, o collaboravano per perseguire un obiettivo collettivo. Tutto ciò ha poco a che fare con l’autorealizzazione in senso stretto. (…) A prescindere dalla nostra vera natura, ci appare autentico ciò che trasmette una buona sensazione”.
Ecco, adesso forse è più chiaro che l’autenticità è un costrutto sociale che comprende molti aspetti che non hanno a che fare con ciò che siamo individualmente (perché questo c’è sotto l’autenticità: esistiamo come individui soli e isolati), ma con ciò che siamo come animali sociali, culturali, appartenenti ad una famiglia, ad una società e ad una cultura. Dimentichiamo molto facilmente, noi occidentali, che siamo parte di un tutto. Così essere autentici è essere innanzitutto consapevoli di non esserlo e dentro questa consapevolezza cercare ciò che può essere il meglio per “noi”, inteso come sistema, e non solo per “io”.
p.s. questo non significa che mi devo fare andare bene tutto! Ma questo è un altro articolo sulla difficoltà che abbiamo a comunicare temendo dei conflitti.