Al fondo del mio lavoro c’è una considerazione cardine: ogni cosa tende a cercare e trovare una forma di equilibrio. Così le persone e le relazioni. Se si osservano i gruppi di lavoro, ma anche le famiglie, le coppie, le amicizie si vedrà che le persone si organizzano secondo un principio di distinzione e complementarietà (a volte sembra di opposizione, ma questo riflette più il modo in cui le persone lo leggono e vivono questo principio, in grande parte non comprendendolo).

La natura, anche a livello relazionale, vuole che le persone, quando sono insieme, siano non uno lo specchio dell’altro, ma l’uno la completezza dell’altro e quindi ognuno va a completare laddove l’altro ha punti ciechi, mancanze, limiti. Questo significa che ciò che degli altri ci piace o non ci piace, è in realtà ciò di cui noi abbiamo bisogno.
Gli altri sono la manifestazione visibile di parti di noi che vogliamo/dobbiamo/abbiamo bisogno di mettere in equilibrio. Accettare questa dinamica permette di comprendersi meglio e di comprendere meglio le proprie relazioni.

Non sempre è piacevole, non sempre è immediato. Ma quasi sempre è necessario, se non si vuole rimanere bloccati in dinamiche relazionali ripetitive e si vuole evolvere.

Questa, per me, è la base della “felicità”: avere la capacità di uscire dalla dinamiche automatiche, apprese in modo inconsapevole, ripetitive e fisse dei nostri schemi, che in genere, alla lunga, creano sofferenza.

La nozione di “equilibrio” spiega, inoltre, perché le relazioni chiedono investimento di energia (attenzione, rispetto) e tendono, come tutte le cose, alla rovina se ciò non avviene. Le relazioni sono esseri viventi che vanno alimentati, custoditi, preservati e, alla fine, occorre accettare che possano morire.

I tre principi guida della comunicazione:

Le persone devono diventare consapevoli di cosa succede loro e agli altri quando comunicano, le conseguenze, i costi e i benefici. Questo è più importante del come. Possono comunicare molto male, basta che sappiano che cosa significa e cosa implica per loro e per gli altri. Saper “calcolare” l’impatto della propria comunicazione è una delle grandi competenza che è importante acquisire.

Le persone si devono assumere la responsabilità delle relazioni in cui vivono. Non c’è altro modo per svolgere una comunicazione efficace. Le persone tendono, per diversi motivi, a scaricare sugli altri gran parte della responsabilità di ciò che non funziona in una relazione. Questo processo va equilibrato, integrando in modo più consapevole il ruolo di ciascuno a cominciare dal proprio.

È il valore da tenere sempre presente, la richiesta che tutti fanno: essere considerato un valore, essere “visto”, essere accettati per come si è. Questo è il punto che non è trattabile, pena l’inefficacia della comunicazione.

Contenuti di base del mio intervento:
la comunicazione PER

Tenendo presente i principi guida, sono giunto alla conclusione che, perché ci sia una comunicazione utile, occorre tenere presenti tre dimensioni: percezione, emozioni, rispetto.

Tenere presente come funziona il nostro modo di costruire la realtà, come diamo giudizi sulle persone e come ci facciamo le idee che ci facciamo su quello che accade nelle nostre relazioni. A partire da questa dimensione si sviluppano comportamenti concreti di comunicazione che la rendono più efficace.

Cosa sono, come funzionano e cosa significa esprimere emozioni in modo assertivo e costruttivo. L’obiettivo è aiutare le persone ad assumersi la responsabilità del loro stato emotivo e sapere quando e come gestirlo. Comunicare a partire da questa consapevolezza e tenendo presente i meccanismi emotivi, aiuta ogni comunicazione ad essere più appropriata.

Cos’è, come funziona, quale dinamica lo contraddistingue nelle relazioni interpersonali. Tutti vogliono rispetto, nessuno escluso. però, le persone non sono consapevoli di come danno rispetto, mentre lo sono di come lo ricevono . Da qui molti “problemi di comunicazione”. Sapere come funziona il rispetto e diventare consapevoli dei modi di valutare il rispetto è essenziale per una comunicazione efficace.

Contenuti di base del mio intervento:
la comunicazione ORO in un team

Quando lavoro con un team, aiuto le persone a cogliere alcuni aspetti essenziali che con gli anni ho messo a fuoco. Ci sono tre dimensioni che permettono di aiutare chiunque, soprattutto i manager, a diventare più consapevole ed efficaci nella loro gestione.

Un team è definito dai suoi obiettivi (e valori/mezzi associati). Il tema è che le persone gestiscono gli obiettivi in molti modi e alcuni tendono ad essere divergenti, causando conflitti nel team. Imparare a definire, comunicare e gestire obiettivi è la prima parte importante del mio lavoro sul team.

Le relazioni sono la benzina di un gruppo. In generale, l’affettività è fondamentale nel team. E questa è definita da alcune cose: la gestione del rispetto, la gestione delle regole, la possibilità di esprimere contrarietà, obiezioni, disagi ecc. In che modo il team gestisce le singolarità, le idiosincrasie di ciascuno, i bisogni di ciascuno, le espressioni di ciascuno? Questo determina la qualità delle relazioni, la forza propulsiva di un gruppo, dove un team può arrivare.

Non entro nelle forme organizzative, ma solo nella gestione dei ruoli. Come sono gestiti i ruoli (intesi come funzione, compiti, posizioni) nel team? Come sono stati definiti, su quali basi, come sono rispettati e comunicati? Come sono verificati nel tempo? Quali ruoli vengono considerati al di fuori dell’organigramma? Si usa forme di coordinamento negli incontri? Come, quali, quando e chi? Il ruolo è fonte di grande confusione nel team. Ridurre tale confusione e lo scopo dei miei interventi.