A Bologna c’è chi fa sviluppo personale sui muri…
4 Febbraio 2020Il destino comune della rete umana – Luca De Biase
18 Marzo 2020“Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.” K. Gibran
Di fronte a quello che stiamo vivendo sono stato combattuto tra il tacere (quanto si scrive e si parla!) e elaborare, scrivendo. Come vedete, ho scelto per un po’ di tacere, ascoltare, leggere. Ed oggi dico qualcosa su un atteggiamento mentale che mi ha aiutato molto in questi anni. E spero anche possa essere utile a qualcuno per affrontare quello che sta accadendo.
Siamo costretti in casa. Siamo costretti a non muoverci, a ridurre, a togliere, diminuire. E non sarà certo un caso. In un’epoca nella quale si parla così tanto di libertà (la libertà di fare, di essere, sentire, vivere, viaggiare, creare) qualcosa c’impedisce di essere o fare. E molti sono frustrati, giustamente. (Tra l’altro, credo che l’epoca in cui viviamo sia troppo poco apprezzata, per la libertà che permette, almeno in alcune parti del mondo. Spero tutto questo renda un po’ più grate le persone. Vedremo).
Tuttavia, voglio fare un sommesso elogio alle costrizioni, alla mancanza di libertà. Niente aiuta la creatività, l’evoluzione, la crescita personale come le costrizioni, gli impedimenti, i limiti. Ovviamente parlo di costrizioni che ci autoimponiamo o costrizioni, come in questi giorni, che hanno il carattere di forza maggiore (dopodiché discuteremo della deriva ad esagerare nell’impedire alle persone di fare anche cose semplice e che nulla hanno a che vedere con il virus). Parlo di obiettivi che ci danno dei limiti, di cose che siamo costretti a considerare e che non dipendono dalla nostra volontà. Cose che non controlliamo direttamente. Che sono molte e spesso ci affliggono con i loro “devo”.
Sono convinto che tutti possono portare un esempio a questo riguardo. Tutti noi abbiamo fatto l’esperienza di ricavare da una costrizione qualcosa di utile, positivo, imprevisto e creativo. Quante volte è accaduto che diceste: “meno male che mi hanno costretto, altrimenti non l’avrei fatto e avrei fatto male”?
Credo che sia un segno di maturità apprezzare una costrizione quando non è possibile evitarla o trasformarla. Prendiamo il caso di questi giorni. Siamo costretti a stare in casa, a non lavorare, a ridurre i contatti sociali a quelli essenziali. Ebbene, una tale costrizione, che ha molti lati negativi di tipo psicologico, sociale ed economico, (quando non tocchi drammaticamente la salute delle persone) può essere usata, da chi può, per generare qualcosa di nuovo. E sono sicuro che così sarà. Questa costrizione non sarà per sempre e quando finirà, e probabilmente già ora, genererà anche qualcosa di nuovo, utile, bello.
Mi hanno insegnato quindi non solo ad accettare di avere delle costrizioni, ma anche ad apprezzarle. Mia madre quando giochiamo a Burraco dice: “Bisogna seguire le carte, accettare quello che ti offrono e lavorare con quello”. E le statistiche di vittorie, almeno con me, le danno ragione. Imparare a trarre il massimo da ciò che ci accade, che ci costringe a rivedere i piani o a modificarli. Ho passato molti anni con persone complicate con cui vivere e lavorare, e per me è stata una grande fortuna.
A me piace valutare le persone non solo per ciò che fanno a partire dalle loro decisioni, ma da ciò che creano o realizzano con ciò che non hanno scelto.
Consiglio un libro, a questo proposito Vita, istruzioni per l’uso, di George Perec. Perec faceva parte dell’Oulipo, Ouvriere de Literature Potentielle, (Officina della letteratura potenziale) insieme a Italo Calvino, Raymond Queneau e altri. Essi hanno costruito testi a partire da complicate costrizioni. Così è Vita, istruzioni per l’uso. Sono stati scritti dei libri e girati dei documentari su come Perec ha costruito questo libro, che è uno dei grandi romanzi del 900, divertente, ricco, profondo, poetico, insomma meraviglioso e tutto frutto di costrizioni.