Il buon manager si vede nel momento della pausa
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21 Agosto 2015Comunicare è un atto che influisce profondamente sul modo in cui viviamo. Per “sfruttare” al meglio questo fatto è importante rendersi conto che la comunicazione è un capitale a nostra disposizione. E’ importante capire che è possibile un altro modo di comunicare e di gestire le relazioni oltre a quello che abbiamo. Non vogliamo dire che ciò che le persone fanno normalmente è sbagliato. Si tratta, piuttosto, di capire che esistono anche altre modalità di comunicazione, oltre a quelle che conosciamo. Avere più possibilità ci rende più liberi e capaci di agire nelle relazioni interpersonali.
La comunicazione, fino a pochi anni fa, non era un tema su cui le persone riflettevano o si facevano domande. Ancora oggi, molti la considerano una dimensione trascurabile. Essi ritengono che per gestire al meglio le relazioni non occorre una competenza particolare. Tutto dipenderebbe dal carattere, dalla buona educazione. Purtroppo, non è così semplice. Fino a pochi anni fa, le relazioni erano improntate alla manipolazione attraverso la paura. Il figlio aveva paura del genitore, la moglie del marito, l’impiegato del suo superiore. Provare o far provare sensi di colpa era una strategia normale nella gestione delle relazioni. L’intimidazione o l’inquisizione lo erano altrettanto. All’opposto, si può manipolare attraverso il vittimismo: strategia subdola, ma molto efficace. Oggi, tutto questo, seppur permanga ancora, non è più accettato e accettabile. Ma cosa fare? Come comportarsi altrimenti? Come non cadere nell’imposizione o nel vittimismo? Non è facile. Nelle nostre lezioni, spesso, ciò che le persone chiedono, senza esserne consapevoli, è: come posso cambiare l’altro? Come posso far sì che l’altro faccia o sia quello che voglio io?
Questo atteggiamento, ripeto: spesso non consapevole, rende molto difficile qualsiasi rapporto. Occorre, invece, favorire la consapevolezza che non c’è bisogno di modificare gli altri per avere con loro una relazione soddisfacente. Non c’è bisogno di essere uguali per poter andar d’accordo. Non c’è bisogno di avere caratteri simili. Certo, questo aiuta, ma non è indispensabile. Occorre ricordarsi che imporre qualcosa a qualcuno tenderà a rendere questo qualcuno poco propenso ad accoglierla.
Noi siamo evoluti proprio perché siamo diversi, perché abbiamo conflitti, divergenze, opinioni diverse. Siamo attratti e attraiamo persone opposte a noi e spesso le sposiamo. E questo non è un errore. E’, invece, un errore, drammatico e comune, non rendersi conto dell’importanza di questa diversità. È drammatico non comprendere come questa differenza sia vitale e necessaria. È doloroso il nostro non sapere come fare per gestirla e ostinarsi nel non chiedere aiuto. È penoso dimenticare, ignorare o sottovalutare la possibilità di avere meno conflitti inutili, avere relazioni più soddisfacenti, sentirsi meglio con chi condivide con noi tante ore di lavoro o con chi amiamo. Occorre aprirsi un poco alle nuove conoscenze che abbiamo. Occorre fare uno sforzo per vedersi in modo distaccato, per considerare con relatività ciò che si sa. Occorre avere il coraggio di essere curiosi della propria vita, di saperne di più di sé, dei propri modi di comunicare e, quindi, di essere. Occorre avere il coraggio di aprirsi ad una formazione continua, di esplorare le proprie potenzialità, magari guardando alle difficoltà come opportunità di crescita, personale, familiare o tra colleghi.
La nostra comunicazione può essere un capitale, che possiamo imparare a utilizzare per vivere meglio, per capire meglio ciò che ci accade. Non risolve tutto. Non crea la felicità automaticamente, ma può essere di aiuto. Il primo passaggio da fare è prendere coscienza di questo capitale a nostra disposizione.