Ancora sulla consapevolezza in comunicazione
30 Settembre 2021Le relazioni come ingrediente fondamentale del successo, ovvero leadership e comunicazione in Cucine da incubo con Antonino Cannavacciuolo
17 Agosto 2022Le comunità umane si organizzano tutte in qualche modo e i ruoli sono una delle componenti dell’organizzazione. I ruoli sono, oltre che espressione di particolari compiti, la forma che assume una relazione tra persone all’interno di un certo contesto. Il ruolo di “responsabile”, ad esempio, indica che c’è una relazione di subordinazione e quindi di autorità tra un certo numero di persone e colui/colei che è definito/a tale. Se io non ne tengo conto non creo solo un problema organizzativo, ma anche personale. Il ruolo non è un orpello, un di più, ma una componente che fa parte della persona stessa. Ricordo che “mamma” e “papà”, le prime parole di un bambino, sono dei ruoli (e dei compiti) prima ancora che delle persone, poiché indicano in che relazione stanno le persone coinvolte. Ricordo, inoltre, che molte persone lavorano come matti per assumere un certo ruolo. E questo perché quel ruolo permette loro di strutturare la loro identità, sentirsi meglio con se stessi e nei confronti degli altri. Avete visto cosa succede quando una persona che si aspetta di assumere un ruolo poi non lo riceve? E avete visto cosa succede alle persone quando assumono un nuovo ruolo? In genere cambiano anche personalità. Non ricordo più dove, ma una ricerca aveva studiato come cambiano i gusti alimentari delle persone che diventano amministratore delegato. Perciò, qualsiasi cosa pensiate della persona, rispettate sempre il ruolo, evitate scavalcamenti (reato imperdonabile in azienda), rispettate le responsabilità di ciascuno.
Per essere chiaro, aggiungo quanto segue: i ruoli non sono parte della personalità naturalmente, almeno non quelli in azienda. Sono funzioni organizzative. Tuttavia, per tradizione essi hanno assunto un significato che va ben al di là della funzione organizzativa. Come esemplifica benissimo Fracchia, il personaggio di Paolo Villaggio, la sua sottomissione al MegaDirettore Galattico non è organizzativa, ma innanzitutto umana, morale. Il che è giustamente ridicolo, ma molto diffuso. La gerarchia in azienda è vissuta innanzitutto come una gerarchia di valore della persona, il che per quanto possa essere consuetudine, “tecnicamente” non è corretto. L’Ad di una azienda non è umanamente più degno di rispetto dell’usciere. Ha una funzione diversa, forse più strategica, ma umanamente merita lo stesso rispetto dell’usciere.
Le persone dovrebbero imparare a non identificarsi, almeno non totalmente, nel ruolo, a non costruire la loro personalità sulla base del ruolo che assumono, poiché esso non riflette che una piccola parte della loro personalità. Inoltre, data l’evoluzione in atto verso organizzazioni sempre più fluide, le persone dovrebbero imparare a cambiare ruolo e ad assumere ruoli molto diversi in contesti diversi. Come dice un amico AD di una grande società “Per me è sempre molto utile tornare a casa, da mia moglie e le mie figlie, e scoprire quanto poco conto in quel contesto!”.