Invece di mettersi nei panni degli altri…
25 Agosto 2019Amy Edmondson: Come trasformare un gruppo di sconosciuti in una squadra | TED Talk
5 Settembre 2019 “Il regno dei cieli è vicino”., Mt, 4,17.
Letta nei Vangeli, o intesa in senso enfatico o ironico, questa frase l’ho sempre interpretata in termini temporali: il tempo del regno dei cieli si avvicina; il tempo nel quale le nostre speranze si realizzeranno, così i nostri sogni. Era una forma di augurio, una speranza. Poi un giorno, capii che l’interpretazione non doveva essere intesa in termini temporali, ma spaziali. Dovevo guardarmi attorno e vedere ciò che c’è con un occhio diverso. Mi ricordai, allora, de Le città invisibili e del suo finale:
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Il secondo modo, che richiede attenzione e apprendimento continui, (non un miglioramento continuo!) mi è rimasto dentro e mi ha spinto ad impegnarmi nello sviluppare una visione più articolata di ciò che avevo intorno e cedere meno all’abitudine di avere, invece, uno sguardo riduttivo, limitato, o distratto, volto altrove (e quante volte devo andare a riprenderlo!) di ciò che mi riguardava e mi attorniava. Per questo, una delle abilità più importanti da acquisire, nel processo di evoluzione personale, è la capacità di dare valore, dare importanza, a ciò che c’è. Dare valore a ciò che è qui, ora, vicino, mio. Dare valore al poco, al piccolo, al limitato. E scoprirne la profondità e la bellezza.