7 lezioni e mezzo sul cervello di Lisa Feldman Barrett
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24 Ottobre 2022Il primo capitolo del libro di Lisa Feldman Barrett, 7 lezione e 1/2 sul cervello, è dedicato a smontare il mito del conflitto tra ragione ed emozione e, con esso, quello del cervello trino. Il mito del cervello trino non è che un adeguamento moderno di qualcosa che attraversa tutta la nostra cultura dai greci fino a noi. In questa visione ci sarebbero tre parti del cervello – l’immagine le mostra direttamente – che sarebbero evolute in tempi diversi. Inoltre, la parte della corteccia sarebbe prettamente umana, sede della parte razionale in costante “governo” della parte emotiva e ancor più di quella rettiliana, con alterne fortune. Le parti, infatti, sarebbero in lotta tra loro, dove a seconda delle situazioni, prevale ora l’una ora l’altra. Questa idea la ritroviamo in tante altre visioni: da quelle economiche dove si parla di comportamenti razionali o emotivi, così come in politica, nel diritto ecc. L’idea che siamo in continuo conflitto con le emozioni e che esse vanno combattute con la razionalità è alla base del nostro modo di vedere la dimensione emotiva ma anche quella razionale. Questa base ha aiutato il successo dell’idea del cervello trino a partire dagli anni ’70. L’autrice ricostruisce la storia di questa visione e di come abbia preso a partire dai lavori di Paul McLean e di Carl Sagan. Dopodiché passa a smontare questa teoria, che forse in principio era più una metafora che una descrizione, ma che poi è stata presa troppo sul serio, fino a diventare, per molti che l’hanno divulgata, un fatto. Il cervello, dice la Feldman, in realtà, è uno, è evoluto lentamente, tutto insieme e sulla base di uno stesso piano evolutivo che condividiamo con tutti i mammiferi. Perciò il nostro cervello è molto simile a quello di tutti i mammiferi, solo è evoluto con tempi diversi, sviluppando misure diverse. Non ci sono strati su strati, non ha parti vecchie e parti nuove. E’ un insieme (una rete di reti, dirà nel secondo capitolo, e questa non è una metafora, ma una descrizione) che è coevoluto. Inoltre, tutti i mammiferi hanno la corteccia (la cosidetta prefrontale o neocorteccia, secondo la visione dell’evoluzione a strati) la cui grandezza è proporzionata al cervello. E non dà la misura della razionalità. Altrimenti i più razionali dovrebbero essere gli elefanti che ce l’hanno molto grande, avendo un cervello molto grande. Anche qui, come dice la scienziata ironicamente, le misure non contano!
Quindi, non c’è nessun cervello rettiliano e nessun cervello limbico, ahimé. Per anni abbiamo ascoltato e raccontato questa teoria, che era una metafora, forse, ed è diventata, per slittamento, una descrizione. (Mi ricorda lo stesso destino del modello di comunicazione di Shannon e Weaver che, in mano a Roman Jakobson, è diventato tutt’altro, ma questa è un ‘altra storia). Non abbiamo una corteccia speciale che ci fa diversi. Siamo diversi, chiaramente, ma non per quello. Non siamo speciali e non siamo l’apice dell’evoluzione, come implicitamente il modello del cervello trino lascia pensare, ma siamo semplicemente una diversa strada evolutiva. Non siamo più evoluti, siamo diversamente evoluti.
Visto che sono anni che parlo e sento dire del cervello trino, mi pareva giusto aggiornare tutti noi su questa nuova visione. Per saperne di più, leggere il capitolo 1 del testo 7 lezioni e 1/2 sul cervello, di Lisa Feldman Barrett, Il Saggiatore. La mia recensione la trovate qui