Contrastare i pregiudizi
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1 Febbraio 2021La pandemia ha indotto milioni di persone a confrontarsi con lo smartworking, ma soprattutto con il lavoro di gruppo a distanza. Così, a sua volta, su questo tema ora si concentra l’attenzione della formazione e della riflessione: cosa implica questo? Cosa lo può rendere più efficace o efficiente? In che modo essere coerenti con le possibilità del mezzo e nello stesso tempo non perdere quanto più possibile la dimensione del contatto umano diretto? Cosa lo può renderei fluido, meno faticoso e in definitiva più “umano”? E molte altre domande…
Su questo tema, stiamo avviando un gruppo Linkedin e da mesi, insieme ad altri abbiamo avviato un lavoro di gruppo (a distanza).
Condivido qui una primissima rilfessione, banale, ma credo sia un punto di partenza utile.
In generale, l’idea è che l’introduzione di mezzi digitali nel lavoro di gruppo induca ad una nuova e più articolata consapevolezza della propria e altrui comunicazione verbale, non verbale e mediata. Essi impongono una crescita delle abilità di gestire la propria comunicazione. E’ una tendenza che esiste da molto tempo, forse a partire dal Settecento (teniamo conto del lavoro di Norbert Elias sulle buone maniere e la loro evoluzione) e che negli ultimi anni si sta accentuando sempre più. Ossia la tendenza a dover essere più consapevoli e più “padroni” dei processi relazionali e, quindi, di comunicazione. La pandemia ha dato una ulteriore accelerazione a questo processo in atto.
Ciò implica che le relazioni e la comunicazione, con gli altri e con noi stessi, sono dimensioni che dobbiamo imparare a osservare, analizzare e modificare. Si tratta di un processo, quello di attenzione alle relazioni e alla comunicazione, iniziato dagli anni Ottanta del Novecento. E’ iniziato con il marketing per poi via via spostarsi in vari ambiti: la politica, la comunicazione pubblica fino ad arrivare alla comunicazione interpersonale e al teambuilding, alla cura delle relazioni, in famiglia, in azienda. Ora, appare più diffusa ed evidente, la necessità di imparare a conoscere ed osservare la propria e altrui comunicazione.
E su questo processo di sempre più presa in carico della relazione e della comunicaizone, certamente non iniziato con la pandemia, che vorrei porre l’attenzione.